Il pane di una volta


Quello che vedete in foto è uno splendido disegno a lapis che,  come molti, adorna le pareti dell'ex Convento del frati Cappuccini a Mesagne (ora gestito dall'Isbem, una no profit interdisciplinare che si occupa prevalentemente di medicina). Rappresenta il mondo che non c'è più. Il mondo salutare, delle produzioni domestiche che partivano dalla conoscenza degli ingredienti e dalla magia delle preparazioni. L'industria alimentare è spesso cinica e apolide. Distrugge le identità, non rispetta le condizioni pedoclimatiche dei territori, standardizza le produzioni. Sappiamo bene che il "logorio della vita moderna", come recitava un celebre tormentone pubblicitario del secolo scorso, ha modificato i ritmi di vita delle famiglie e non consente quei momenti comunitari di condivisione che passano anche per questi semplici ma atavici gesti.
Per riscoprire il piacere dei vecchi sapori e conciliare le necessità della propria agenda, noi abbiamo provato a sperimentare la c.d. "macchina del pane".
Si tratta di una impastatrice automatica programmabile che si trasforma in un forno di cottura, senza che l'operatore debba preoccuparsi di seguire le varie fasi della trasformazione. La macchina passa da sola dalla acquisizione dei singoli ingredienti alla produzione del pane.
L'abbiamo testata ed il risultato è pregevole.